Negli articoli precedenti dedicati ai reati ambientali abbiamo avuto modo di approfondire la complessa tematica degli ecoreati, sia parlando in dettaglio del disastro ambientale, sia entrando nel merito della Legge n.68 del 22.05.2015, che rappresenta un vero e proprio punto di svolta nel contrasto ai delitti contro l’ambiente – e si applica naturalmente anche alle realtà aziendali (qui uno dei casi studio più recenti in materia).
La normativa ambientale è ormai centrale per qualunque organizzazione non soltanto perché si focalizza sulle diverse condotte dell’uomo, ma anche perché l’attenzione globale nei confronti del pianeta e delle sue risorse non è mai stata così alta. Qualunque azienda, a prescindere dalla sua dimensione e settore operativo, comporta infatti per sua natura un impatto ambientale più o meno severo in base alle attività che conduce ed alla loro gestione: si pensi ad esempio alla questione dello smaltimento dei rifiuti, che deve essere condotto nelle modalità corrette, piuttosto che a quella dell’inquinamento atmosferico, delle acque o del suolo.
Le imprese tutte, senza alcuna distinzione, sono oggi più che mai chiamate a fare la propria parte per un pianeta meno inquinato, più salubre e più sicuro. E la riduzione della carbon footprint, in questo caso, passa necessariamente da una corretta gestione dei processi aziendali e dal rispetto delle disposizioni in materia di tutela ambientale: sono queste le basi non soltanto per evitare di commettere reati contro l’ambiente, ma anche per promuovere attività sempre più virtuose e sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.