Compie vent’anni il D.lgs. n. 231/2001, che ha introdotto la “disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridiche, a norma dell’articolo 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300”.
Si tratta di un anniversario importante perché, di fatto, tale normativa ha permesso che il nostro sistema giuridico superasse definitivamente il principio del “societas delinquere non potest”, ossia che “una società non possa delinquere”.
Sebbene il D.lgs. n. 231/2001 fosse inizialmente applicato solamente ad alcuni delitti dolosi, nel corso del tempo il legislatore ne ha ampliato il raggio d’azione includendo al suo interno anche ulteriori “reati presupposto”, ossia le fattispecie di reato che possono causare una responsabilità da parte dell’ente. Ad oggi, tale particolare categoria comprende circa cinquecento fattispecie di reato tra loro eterogenee, quali ad esempio i reati contro la Pubblica Amministrazione (che furono i primi a essere introdotti), quelli societari e ambientali, i reati a tutela degli infortuni sul lavoro, quelli informatici e, più recentemente, i reati tributari.
In termini pratici, l’estensione degli ambiti di applicazione del D.lgs. n. 231/2001 ha sensibilizzato le aziende – in particolar modo quelle di dimensioni medio-grandi – a implementare efficienti sistemi di compliance interna risultato dell’adozione di specifici Modelli Organizzativi. Questi ultimi devono naturalmente essere aggiornati costantemente, mentre la nomina dell’Organismo di Vigilanza garantisce la verifica dell’effettiva applicazione da parte dei destinatari del modello così come la sua adeguatezza e reale efficacia.